“Le opere d’arte concreta non dovranno più essere firmate dai loro autori.
Questi dipinti, queste sculture (questi oggetti) dovranno rimanere anonimi,
nel grande studio della natura, come le nuvole, le montagne,
i mari, gli animali, gli uomini.”
Jean Arp su “Jours effeuillés” nel 1944
Sulle rovine dell’Europa, dopo l’attivismo, le provocazioni e il rumore dell’arte Dada, Jean Arp ripensa l’arte come una sorta di autogenesi sperimentando, assieme alle forme, le leggi che le regolano.
Per Arp “l’arte è un frutto che nasce nell’uomo, come un frutto su una pianta o il bambino nel ventre della madre”.
Già alla fine degli anni ’20, parlando della serie “ Costellazioni”, Arp parla di “forme cosmiche”.
In questa serie, le prime opere, sono interamente bianche. Le forme, prive di un orizzonte, fluttuano in uno spazio senza un sopra e un sotto come immagine dell’infinito mutare e cambiare forma delle cose.
Nel 1932 con la prima serie di “carte strappate”, attraverso il materiale più leggero e semplice possibile, sperimenta e gioca tra i percorsi del caso, senza entrare nello studio scientifico dei processi che lo regolano ma facendone parte come facciamo parte della natura stessa.
La carta per Arp, come per molti artisti che sono passati per i primi anni del Dadaismo, è un materiale significativo, durante tutta la vita lavora molto con essa, producendo collage, disegni, stampe e libri.